Bella, la più stravagante delle rose.

06 Set
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Ciao,

mi chiamo Bella e sono una rosa. Sono candida, i  miei petali sono sottili e dolci, il mio gambetto è sottile sottile, con molte spinette marroncine che mi aiutano a difendermi.

Ero in un prato dove margherite, papaveri, tulipani e girasoli mi cullavano dolcemente…era casa mia!!! Un giorno un uomo si avvicinò a me e…AHI! Quell’uomo  mi aveva presa; era un contadino dal cappello di paglia e dalla salopette rattoppata, un vecchietto che mi portò a casa sua. Malgrado i suoi poveri vestiti, mi ritrovai davanti una maestosa villa di campagna. Era molto bella! Il suo esterno appariva quello di una villa color crema, il portone in legno era dipinto a mano ed il tetto piramidale di un bel rosso porpora.

Quel vecchietto si chiamava Lorenzo…che nome strano! Dalle mie parti si usano Giglio, Papavero…toh, che strani questi umani…

Il vecchietto mi mise, bella fresca, in un vasetto di ceramica, che appoggiò sul davanzale della cantina.

“ Ma che succede? Dove sono i miei amici? E’ buio, fa freddo qui” – dissi piangendo.

Ad un tratto un topolino dal musetto roseo mi disse: “ Non avere paura, Rosellina, ci sono io! Ma anche tu mi devi aiutare”.

“ Certo, dimmi pure, se posso aiutarti lo farò senz’altro!”

“ Grazie, Rosellina, tu sì che sei un <fiore>. Vedi, ho pensato di fare un dono a Topita, la mia fidanzatina, ma non so cosa donarle,”

“ Non preoccuparti, topolino  –  rispose la rosa –  a quanto pare sono un po’ magica, e le mie lacrime si tramutano in semi d’oro, ed in fiori subito dopo”.

“ Grazie mille –  esclamò il topolino –  sarà un regalo magnifico. E tu, dimmi, che vorresti che io facessi per te?”

“ E’ facile, io vorrei essere libera e …sì, avere le gambe” – affermò con sicurezza la rosa, in tono speranzoso.

“ Io non posso darti la libertà, questa la devi trovare da sola e, in quanto ad essere umana, provvederò subito. Nel frattempo, però, è meglio che tu ti dimentichi di me. So che non lo farai, ma se ti dovesse scappare qualcosa su di me…sono fritto!”

Così mi ritrovai bella, dritta, umana, ma con un solo problema: non so camminare! Passo, passo, passo, destra – sinistra, sinistra – destra…

Il topolino aggiunse: “ Ricorda, se tu vorrai tornare una rosa, dovrai trovare il boccale della colpa e versare su di esso le lacrime della malinconia”.

Dove posso trovare il boccale? E le lacrime, che lacrime e…di chi?

Lasciandomi piena di domande se andò, con un addio vago e misterioso.

Uscii nel giardino della villa, dove il mio volto fu baciato dal sole per la prima volta dopo molti giorni. Ero molto felice, perché potevo danzare, correre e saltare.

Il tempo passò velocemente e la mia vita era completa, finalmente. Una sera, era arrivato il momento che preferisco, quando il vento mi fa ondeggiare qua e là. Quella sera, però, era  tutto diverso: il vento era passato ignorandomi. Tristissima, tornai nel prato dove in principio ero sbocciata ma, a quanto sembrava, non c’era più spazio per me.

Oh…no! Avevo calpestato una margherita e, anche se non potevo sentirli, sapevo che i fiori stavano gridando aiuto. Piangendo, tornai dal contadino, ma questi non mi riconobbe e mi cacciò via col forcone in mano.

Dal giardino del contadino guardai quel vasetto in cui stavo tranquilla e fresca, ridotto in mille frammenti e pensai che era meglio quando ero una rosa. Eh, sì,  quanto amaramente stavo imparando che bisogna essere se stessi sempre!

Ma, basta, era ora di agire; dovevo trovare quel boccale e quelle lacrime, ma, dove?

Cercai ovunque, ma non c’era traccia di nulla, ero persa; non rimaneva che riposare. Mi stesi su una gelida panchina, dove il vento mi faceva rabbrividire. Chiusi gli occhi e…vidi un boccale davanti a me, ma anche quello era vuoto. Delle lacrime di malinconia mi sfiorarono il volto…ma certo! Le lacrime erano mie, ed ora sono nel boccale e….e… il boccale era nascosto nel mio cuore.

Subito mi trovai nel prato con gli altri fiori: ero di nuovo io!

Questo ci insegna che bisogna sempre essere se stessi.

classe 4^ Plesso Pennesi, Centro, ins. Marina, a.s 2006\07

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