I bambini sfruttati

07 Apr
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I bambini sfruttati

 

Una mattina mi alzai e mi misi a guardare la tv mentre facevo colazione.

Stavano trasmettendo un filmato che parlava dello sfruttamento dei bambini in India.

Spensi la TV per la tristezza che mi venne e uscii di casa per andare a giocare con i miei amici. Mattia, Andrea, Martina, Arianna, i miei amici, stavano giocando a calcetto e mentre correvo verso di loro sentii una voce che mi chiamo per nome.

Si trattò di un anziano che dall’aspetto sembrava un saggio, con indosso una veste lunga di colore giallo e in testa un cappello dalla forma strana, una barba incolta che gli arrivava fin sulla pancia e un librone accanto a lui, e mi disse:” Ilaria so che stamattina hai visto quel filmato ma hai spento la tv! Perché? Ciò che hai visto ti ha reso triste ma con le tua forze e l’aiuto dei tuoi amici  puoi aiutare quei bambini in India”. Io gli risposi :

“Ma come posso fare! L’India è lontana e poi io ho paura dell’aereo!”

Il saggio per vedere se eravamo abbastanza altruisti, ci fece incontrare un vecchio malato ma noi non lo considerammo.Dopo un po’ ci fermammo e riflettemmo che eravamo stati proprio egoisti. Gli portammo da mangiare e pure dei soldi per poter vivere. Ci ringraziò e sene andò.

Il saggio allora ricomparve e prese il grande libro e mi disse di avvicinarmi insieme ai miei amici che avrebbero dovuto aiutarmi. Sulla copertina del libro la figura di un signore cominciò a parlare. Noi cinque ascoltammo sorpresi le sue parole: “ A Bombay, in Asia nella casa dello scienziato Enigma troverete un’ampolla dal contenuto magico che risolverà il problema dei bambini sfruttati, ma sarà Enigma a dirvi il resto.

Il libro terminò di parlarci e il saggio ci salutò dicendoci : “ Vi consegno il libro per andare a Bombay teletrasportandovi e per avere consigli magici. Buona fortuna ragazzi! ” Ci guardammo scioccati. Mattia si mise a ridere, Arianna era quasi impaurita e voleva correre a casa, Martina non sapeva cosa dire, Andrea la prese come una sciocchezza. Io invece credetti al libro e al saggio e dissi loro: “ragazzi riflettete!La cosa è molto seria! Potremmo veramente aiutare quei bambini!

Chiamate i vostri genitori ed io i miei, poi andiamo tutti a casa mia e ne discutiamo! Cosi facemmo. Passammo una notte intera svegli per discutere sulla cosa, e tra i dubbi dei genitori e la nostra voglia di andare a Bombay, decidemmo di partire con il solo scopo di aiutare quei bambini.

I miei amici dormirono per un po’ a casa mia. La mattina ci svegliammo pronti per partire: aprimmo il libro lo mettemmo sopra la scrivania ci posizionammo davanti ad esso e ad un tratto un vortice ci catturò e ci risucchiò nel libro.

Arrivati iniziammo a girare per la città alla ricerca di Enigna. Chiedevamo anche alla gente ma nessuno lo conosceva. Andrea, ad un certo punto esclamò: “Ma vi sembra indiana questa gente?Guardate i loro vestiti!” Martina disse: “ Infatti sembrano Islamici!” Anche la loro carnagione non sembra indiana! fece Arianna. Camminando per le vie vedemmo una grande moschea  davanti alla quale c’era scritto: “Principale moschea di Bagdad” .

Bagdaadd!!! Esclamammo tutti.”Ma dove siamo finiti! Questo teletrasporto non ha funzionato!!! Disse arrabbiato Mattia. Anche io mi arrabbiai e me la presi con il saggio “ nonostante l’abbiamo ascoltato e ci siamo impegnati per aiutare i bambini sfruttati lui ci ha preso in giro! Guardate dove ci ha mandati! Ma Arianna ci disse di stare calmi e di andare  a consultare il libro dove magari avemmo potuto trovate un aiuto.Tirammo fuori il libro e la prima pagina che aprimmo era quella sulle istruzioni del teletrasporto.

C’era scritto che la parola magica che avevamo pronunciato era sbagliata e che quella giusta era “ bim bum bam teletrasportaci qua”.

La città, però, era incantevole c’erano tanti negozi e un lunapark enorme dove c’erano tanti giochi divertentissimi. Non volevo andare via e salivo su tutti i giochi che erano gratis.

II miei amici cercavano di convincermi perché dovevamo andare a Bombay ma non ci riuscirono. Riprovarono cercando di insistere di più e alla fine vinsero sulla mia pigrizia.

A questo punto ripetemmo il teletrasporto che finalmente ci portò a Bombay:

Raggiungemmo le porte di Bombay ma le guardie ce fermarono e non avevano intenzione di farci entrare e ci puntarono le armi contro. Abbandonammo questa possibilità di entrare in città e ci venne la brillante idea di vestirci da indiani.

L’idea funzionò, ne fu contenta Martina che ne era l’ideatrice.

Noi sapevamo che a Bombay esisteva il mago Zarlak e infatti… eccolo comparire davanti a noi. Con la sua bacchetta ci voleva immobilizzare e poi ridurci in cenere. Avevamo molta paura e volevamo fuggire con il teletrasporto, ma decidemmo di superarlo e cercammo la formula sul libro magico per avere dei poteri per sconfiggerlo: quello di congelare le persone e di comandare le radici degli alberi per catturare le cose. Gli fermammo i piedi e gli congelammo le mani così non potè usare la sua bacchetta maligna e lo sconfiggemmo.

Riprendemmo così il nostro cammino e passammo quasi tutte le vie della città stanchi e affamati ma per fortuna vedemmo una casa tutta colorata e su un cartello c’era scritto “questa è la casa dello scienziato Enigma se volete entrare tenete le mani in tasca : nulla si tocca e nulla si prende”. Felici, bussammo alla porta e ci aprì un signore alto, magrissimo dalla pelle chiara degli occhiali spessi una matita dietro l’orecchio. Io gli chiesi: “ Possiamo entrare? Dobbiamo prendere l’ampolla magica come ci ha detto il libro del saggio.Dobbiamo aiutare i bambini sfruttati.”

Enigma capì subito di cosa stavamo parlando infatti ci fece entrare e ci diede da mangiare poi prese l’ampolla e disse: “ questa soluzione è importantissima serve a far diventare buoni i grandi per non sfruttare più i piccoli. Dovrete versarne una goccia sulla testa di ogni adulto. Con la pancia piena e in forza iniziammo la missione, era molto divertente e i risultati si videro subito. Le strade si riempirono di bambini che giocavano, cantavano, ballavano…

Le scuole erano piene di studenti e le fabbriche si riempirono di adulti.

Visto come erano andate le cose tornammo a casa soddisfatti. Il giorno successivo su tutti i giornali c’ero io con i miei amici e un grande titolo sopra l’articolo che diceva “CINQUE RAGAZZI HANNO SALVATO I BAMBINI SFRUTTATI DI BOMBAY”. Nei giorni successivi continuavo a giocare nei giardini con i miei amici fiera di ciò che ho fatto. Il saggio ricomparve per riprendersi il libro, ci dimostrò la gratitudine nei nostri confronti e ci salutò.

 

Classe IV^ Plesso Rodari a.s. 2006/7

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